Composta da una serie di 112 satire brevi (con l'aggiunta di due capitoli nell'edizione del 1495), illustrata con xilografie, è degna di nota anche perché molte di esse sono state eseguite da Albrecht Dürer, già attivo a Basilea negli anni precedenti.
Buona parte del libro ha un contenuto di critica verso la società dell'epoca.
Brant, in effetti, fustiga con vigore e senza posa la debolezza e i vizi del suo tempo. In tal contesto concepisce la figura di "San" Grobian,[3] immaginario patrono della gente volgare e screanzata. Il tema della follia era un tropo retorico diffuso nel periodo ante-Riforma per giustificare la critica, utilizzato, in particolare, da Erasmo da Rotterdam nel celebre Elogio della follia, così come Martin Lutero in Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca. I "pazzi di corte" (giullari e simili) erano autorizzati a dire quasi tutto quello che volevano.
La nave dei folli forse s'ispirava a un motivo frequente nell'arte medievale, segnatamente nella letteratura satirica, giocato su un bisticcio con la parola latina navis ("barca"), maccheronicamente correlata alla "navata di una chiesa" [indicare la fonte].
(Wikipedia)
Sebastian Brant, o Brandt (Strasburgo 1457-1521) è stato un poeta tedesco.
Tradusse autori latini e scrisse poesie religiose in latino. Famoso è il suo poema in rime baciate La nave dei folli (Das Narrenschiff, 1494), redatto in dialetto alsaziano e intercalato da proverbi, violenta satira dei vizi umani, che B. si propone di guarire con il riso.
Prototipo della letteratura di questo tipo, copiosa nei secc. XVI e XVII, il poema esercitò un notevole influsso su H. Sachs e G. von Kaisersberg.