L'uomo è antiquato. Vol. 2: Sulla distruzione della vita nell'epoca della terza rivoluzione industriale
Anno:
2007
Casa editrice:
Bollati Boringhieri

L'uomo è antiquato. Vol. 2: Sulla distruzione della vita nell'epoca della terza rivoluzione industriale

Se la prima rivoluzione industriale è consistita nell'introduzione del macchinismo, se la seconda si riferisce alla produzione dei bisogni, la terza rivoluzione industriale è per Anders quella che produce l'alterazione irreversibile dell'ambiente e compromette la sopravvivenza stessa dell'umanità. In un mondo in cui la macchina è diventata soggetto della storia, l'uomo risulta superato, "antiquato", appunto.

In venticinque saggi su temi che vanno da L'apparenza a Il male, passando per La massa, Il lavoro, Le macchine, L'individuo, Le ideologie, Il conformismo, Il privato, La morte, La realtà, La libertà, La storia, La fantasia, Lo spazio e il tempo, Anders pratica un filosofare senza sistema precostituito.

Eppure la sua "filosofia di occasione" o, come pure egli dice, en plein air, ha saputo cogliere per tempo i prodromi della trasformazione che sarà detta impropriamente postmoderna e che per Anders altro non è che il frutto della riduzione di tutto, del mondo e dell'uomo, a "materia prima" indefinitamente manipolata da una tecnica sfuggita a ogni controllo.

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Siamo ancora quelli della pietra e della fionda. Il vero problema sono i vicini, il prossimo, gli altri.

Non c’è rimedio alla tecnologia; non esistono strumenti neutri perché chi li usa non è mai neutro. Date agli uomini le pietre, e uccideranno con le pietre. Se poi creano anche strumenti pensati proprio per uccidere, che altro uso se ne potrebbe fare? La tecnologia ha raggiunto apice e sintesi nella bomba atomica e negli armamenti, il cui potenziale (la distruzione del mondo) non scema né aumenta una volta avviato il processo di armamento collettivo: una tecnologia il cui effetto non può aumentare, per quanto se ne aumenti la quantità. Superata una certa soglia, l’effetto è “infinito”. Gli effetti di tutti gli smartphone e i tablet del mondo sbiadiscono di fronte a questo. Il mio pessimismo antropologico mi fa pensare che se uno strumento consente un uso pessimo e distruttivo, prima o poi verrà utilizzato così.