Ufficiale in congedo della Marina Militare Italiana. Proveniente dal 5° Reparto “Cooperazione Internazionale e Infrastrutture NATO” dell’Ufficio Centrale del Bilancio del Ministero della Difesa (BILANDIFE), nel 2017 fonda «Intelli|Sfèra – Innovazione nell’Intelligence delle Fonti Aperte» (www.intellisfera.it).
E' stato consulente in materia di “metodi, sistemi e tecnologie per il trattamento strategico dell’informazione e per l’Open Source Intelligence. E' autore di articoli e saggi pubblicati da Epoké, Nyberg, Cesdis, NetJus, Intelligence & Storia ed ha collaborato con il mensile di politica e analisi militare “AnalisiDifesa”.
Si occupa di formazione e divulgazione nell’ambito delle tematiche inerenti al rapporto strategico tra la tecnologia, la società dell’informazione, l’intelligence e la sicurezza in senso lato. Ha fondato e diretto "Intus Legere", network culturale indipendente per l'integrazione delle risorse della "Intelligence Community" italiana ed europea.
Settori di competenza: Open source intelligence
www.giovanninacci.net - www.intellisfera.it - www.intellisfera.eu - www.abstractionlayer.it - www.applicationlayer.it - http://glossario-osint.eu
Il peso del fumo (quanto pesa l’intelligenza, anche quella artificiale)
Ogni ambito disciplinare ha i propri sistemi teoretici, i propri metodi di indagine, le proprie tecniche di ricerca i propri strumenti (concettuali e tecnici). Così come ogni ambito disciplinare non è chiuso in sé stesso ma si offre al contributo delle discipline (più o meno “vicine”) così come anche sperimenta l’uso di idee, concetti, metodi e tecniche tipiche di discipline terze.
L’incompetenza come diritto. L’Intelligence come necessità.
Recentemente un illuminante scambio epistolare (digitale) con 𝐂𝐚𝐫𝐥𝐨 𝐌𝐚𝐳𝐳𝐮𝐜𝐜𝐡𝐞𝐥𝐥𝐢 mi ha concesso la rara occasione di tornare a riflettere seriamente su un mio vecchio scritto - risalente ormai a più di 3 anni fa – dal titolo l’ “OSINT e i tempi di crisi”, pubblicato su LinkedIn il 5 marzo 2022 e poi su giovanninacci.net il successivo 14 marzo.
Sul “salire a bordo”
Il salire a bordo necessariamente richiede un qualche tipo di sforzo, di fatica, sacrificio, sufficienti a soverchiare - in un certo senso ad annullare - quella stessa forza che permette al dispositivo tecnico (la murata della la nave, le mura della fortificazione) di inscrivere un perimetro all’interno dell’elemento (mare o terreno che sia). Occorre cioè oltrepassare un margine, una estremità, un limite: non è sufficiente il “varcare” una soglia, occorre saltare il fossato, occorre scavalcare il muro di cinta: questo è salire a bordo.