Una bibliografia sulla gentilezza

La Stultiferanavis è una nave gentile, nel suo andare, nelle relazioni e pratiche di chi ha preso posto a bordo, per la postura dei suoi due co-fondatori. La nave contiene numerosi contributi sulla gentilezza. Qui proponiamo una bibliografia per chi avesse voglia di acquisire una maggiore conoscenza sui temi della gentilezza. Solo alcuni libri scelti tra i tanti disponibili, in lingua italiana e in lingua inglese. Buona lettura

La rete dei contatti e la rete delle persone

Reti di contatti, reti sociali, social network. Terminologie con significati diversi, spesso mescolati e confusi, quasi mai analizzati a fondo da chi frequenta abitualmente gli spazi sociali online. A comporre una Rete Sociale sono solitamente tanti individui (ma possono essere anche entità sociali come  organizzazioni, istituzioni, ecc.) che non hanno ancora formato gruppi, tribù o comunità o che ne fanno già parte. Individui tra loro connessi attraverso tipi diversi di legami sociali. Legami familiari, affettivi, amicali, lavorativi o professionali. Legami non necessariamente profondi o positivi, spesso fondati su una conoscenza superficiale, affinità elettive, condivisione di interessi o di hobby, e che si manifestano in azioni fatte di interazioni, comunicazioni, scambi e relazioni.

Manuale di sopravvivenza per favorire la gentilezza

Esistono piccoli gesti di gentilezza che fanno bene a chi li fa così come a chi li riceve. Sono in genere piccole attenzioni che possono cambiare la giornata ma anche suggerire scelte precise che potrebbero renderla migliore. Scelte di attenzione, scelte difficili perché non comuni e diffuse, scelte che vanno oltre le parole e tengono lontani dai mezzi usati per esprimerle, scelte condivise perché originate da bisogni e necessità simili, scelte intelligenti perché in grado di guardare al futuro, scelte amorevoli perché fatte esclusivamente per far piacere o per amore dell’altro.

Appartenenza: il cuore della gentilezza

Le definizioni a volte creano cornici e limiti, ma, nell’uso talvolta approssimativo di alcune parole, abbiamo pensato che conoscerne la radice potrebbe indurre a una comprensione profonda e quindi a un uso meno cognitivo e più percettivo.

A me interessa, I care

“Uomini e donne vivono accanto da millenni, ma tanto poco si conoscono, tanto poco tentano di conoscersi, di intendersi, di creare zone profonde d’armonia, anziché cercare di sopraffarsi, di imporsi gli uni agli altri! Tanto poco si sorridono dall’intimo del loro essere. Non provano tenerezza se non superficiale, transitoria. Sono incapaci di ricominciare ogni mattina l’opera di paziente, vicendevole conquista, e di innalzare ogni sera l’inno di ringraziamento per l’esistenza della persona cara che la sorte ha dato loro d’incontrare. Non amano. Non amano neppure se stessi. Cresceranno? Diverranno un giorno, queste larve, veramente donne e uomini?” - Sibilla Aleramo

La gentilezza che cambia le relazioni

La parola “gentilezza” talvolta evoca negli altri uno stile di altri tempi, quando va bene. Spesso è collegata semanticamente e nella realtà ad atteggiamenti “affettati”, a semplici azioni cortesi, gesti di convenienza, comportamenti da galateo e buone maniere. In alcuni casi è percepita come una rischiosa modalità di relazione nella quale, la persona che usa modi gentili è sopraffatta dalle più disparate prevaricazioni, fino a sentirsi non rispettata nel suo esistere, sia a livello personale sia professionale.

Le disconferme tecnologiche

Occorre entrare in una prospettiva in cui allenarsi a sentire l’altro, anche e soprattutto quando l’altro non c’è, quando sembra essere presente solo con una piccola foto su WhatsApp o un indirizzo di posta elettronica. Occorre considerarne i bisogni, i desideri, le parole, le loro sfumature percettive, il momento in cui si scrive o si risponde. Bisogna tornare alla sperimentazione dell’altro, alla considerazione che “di là” c’è una persona, alla pratica di una gentilezza capace di rimettere insieme soggetto e oggetto della comunicazione e infine lavorare ad una pratica in cui esista, a dosi crescenti, un proprio io che comunica con un proprio tu.

Gentili sempre, gentili anche online

Sempre online, si rischia anche di disabituarsi a essere gentili, in primo luogo con sé stessi e con gli altri, di adottare forme e modalità relazionali che rendono difficile praticare la gentilezza non in modo strumentale, ma con l’obiettivo di costruire, coltivare e consolidare rapporti veri, concreti e empatici. Rapporti utili per la condivisione e lo scambio, ma soprattutto per la solidarietà, la relazione, l’amicizia, la confidenza, la benevolenza, la fratellanza, la cordialità e l’intimità.

La disconferma, questa sconosciuta

Il termine disconferma è usato e maggiormente conosciuto nel mondo della formazione. 𝗠𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗰𝗼𝘀’è 𝗹𝗮 𝗱𝗶𝘀𝗰𝗼𝗻𝗳𝗲𝗿𝗺𝗮? Consideriamo che ogni persona si confronta con i propri interlocutori con il desiderio di trovare condivisione su quanto oggetto dello scambio relazionale, oltre che con l’aspettativa che quanto sta portando sia accettato, confermato, in particolare relativamente al ruolo che la persona ha in nell’interazione. La ricerca di conferma è un fatto sostanziale nella vita di ogni persona. E la conferma arriva con un cenno, che sia questo un sorriso, uno sguardo approvante, una stretta di mano, una comunicazione verbale di apprezzamento. Ogni soggetto esprime in qualche maniera il bisogno di essere confermato, di vedere confermate le proprie qualità, le proprie capacità, le proprie attitudini, le proprie azioni, le proprie comunicazioni. E come ciascuno manifesta la sua aspettativa di conferma, può a sua volta confermare o non confermare quella degli altri.

Generosità, gentilezza e libertà di scelta

Un testo tratto dal libro scritto da me insieme a Anna Maria Palma dal titolo: La gentilezza che cambia le relazioni digitali. Un libro pubblicato con Delos Digital nel lontano 2018 ma che sembra ancora attualissimo, nei tempi barbari e feroci che stiamo vivendo. Nel testo io e Anna suggerivamo di trattarsi bene e trattare bene gli altri, l'Altro. Cosa che non dovrebbe essere difficile, ma forse lo è...