Sul “salire a bordo”

Il salire a bordo necessariamente richiede un qualche tipo di sforzo, di fatica, sacrificio, sufficienti a soverchiare - in un certo senso ad annullare - quella stessa forza che permette al dispositivo tecnico (la murata della la nave, le mura della fortificazione) di inscrivere un perimetro all’interno dell’elemento (mare o terreno che sia). Occorre cioè oltrepassare un margine, una estremità, un limite: non è sufficiente il “varcare” una soglia, occorre saltare il fossato, occorre scavalcare il muro di cinta: questo è salire a bordo.

La Stultiferanavis in viaggio al di là di ogni confine

Il mare e l’oceano sono da sempre metafore potenti per raccontare l’essere umano, la sua anima e il suo abitare il pianeta Terra. Il mare è sempre un confine, un al di là da Oltrepassare (metafora usata nel mio libro 𝐎𝐋𝐓𝐑𝐄𝐏𝐀𝐒𝐒𝐀𝐑𝐄 – 𝐏𝐫𝐚𝐭𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐮𝐦𝐚𝐧𝐢𝐬𝐭𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐫𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐫𝐞 𝐚𝐥 𝐌𝐞𝐭𝐚𝐯𝐞𝐫𝐬𝐨), per andare Altrove e Oltre, anche se l’uno e l’altro si possono portare appresso sfide nuove, rischi e pericoli, come sempre accade quando di va in esplorazione di ciò che è sconosciuto, dell’ignoto e del misterioso, del lontano e del potenzialmente burrascoso e ostile.

La stultiferanavis en los mares españoles

Stultifera Navis es una iniciativa en constante movimiento, como lo es la de cada barco que se deja mecer y mover por las olas. Cualquiera que encuentre los motivos adecuados para participar en nuestro viaje está invitado a reservar una plaza en el barco, antes, durante y después de su botadura oficial. Los impulsores de esta iniciativa quisieran que, al hacerse a la mar y durante todo el viaje, el barco estuviera habitado en muchas de sus partes por personas que se juntan para estar juntas, que hablan y se escuchan para que se entienden, que saben que tienen que llegar lejos y que si no nos vamos ahora, el riesgo es no irnos nunca.