Abbiamo tutti ascoltato le favole quando eravamo bambini e, forse, le abbiamo raccontate da adulti. Conosci la favola de “Il gatto con gli stivali”? È una delle dieci fiabe più conosciute e famose, raccontata e ascoltata da generazioni. Bene, ancora oggi molte persone credono che sia opera del francese Charles Perrault[1], che nel 1697 ne pubblicò una versione ne “I racconti di Mamma Oca”, altri invece sono convinti che sia opera dei Fratelli Grimm[2], che nel 1812 inserirono una versione del racconto dal titolo "Il povero garzone e la gattina" nell’ antologia in lingua tedesca “Le fiabe del focolare”. Altri ancora addirittura, con minor conoscenza storica, la attribuiscono a Walt Disney[3] che nel 1922 ne fece un cortometraggio di animazione con il titolo originale di “Puss in Boots”. [4]
"Forse conoscete il mio nome ma non conoscete la leggenda!"
È tempo però di “mettere i puntini sulle i” e di contribuire a diffondere quella che è la realtà storica. Una chiarificazione necessaria da un lato per approfondire le nostre conoscenze, dall’altro più pragmaticamente, per rendere giustizia ad autori fondamentali ma troppo spesso dimenticati dalla “cultura dominante”, quella più pervasiva e convenzionale ma ahimè molto approssimativa e spesso piena di inesattezze.
Procediamo con ordine: “Il gatto con gli stivali” o “Il gatto maestro” è una fiaba popolare europea cioè una storia epico-magica a lieto fine tramandata oralmente da uno o più popoli del “Vecchio continente”. Fin qui niente di particolare, se non l’indicazione che questa storia, come molte altre, ha origine nell’oralità cioè in quella tipologia di testimonianza trasmessa verbalmente dai popoli.
L’oralità è una narrazione che tratta favole, canzoni, proverbi che nel passato venivano raccontati solitamente dagli adulti del villaggio in occasioni particolari e spesso intorno a un fuoco. Era una modalità per condividere un’appartenenza, a un villaggio, a un territorio, a una nazione e per tramandare valori che servivano a preparare i bambini alla vita. Le tradizioni, gli usi e i costumi, la storia e la cultura venivano così raccontati, attraverso la parola, e passati di generazione in generazione da bocca a orecchio.
Solo successivamente le parole sono state codificate attraverso la scrittura e sono diventate materia. Quel che pochi sanno però è che il più antico documento scritto in nostro possesso in cui compare il racconto del gatto si trova ne “Le piacevoli notti”, una raccolta di novelle composte intorno al 1550 da Giovanni Francesco Straparola[5], autore di cui abbiamo poche ed incerte notizie. Infatti il nome stesso di questo scrittore e novelliere potrebbe essere uno pseudonimo, come era usanza nei circoli letterari del tempo, mentre sappiamo che nacque a Caravaggio, borgo di antica fondazione nell’attuale provincia di Bergamo.
“Le piacevoli notti” è un’opera composta da 75 tra novelle e fiabe che nella finzione immaginata dall’autore vengono raccontate nel corso di 13 notti da 13 donne appartenenti a una comp[6]agnia che si riunisce a Murano per festeggiare il carnevale di Venezia. È immediatamente chiara l’ispirazione al Decameron[7] di Giovanni Boccaccio, ma sono notevoli gli spunti che presentano una certa originalità. È il caso della fiaba prima dell’undicesima notte in cui appunto possiamo ritrovare la prima bozza, al femminile, di quel racconto che noi conosciamo come “Il gatto con gli stivali”.
Vediamo i dettagli.
La versione di Straparola si intitola “Costantino Fortunato” e narra di Soriana, una donna boema che muore e lascia ai tre figli, Dusolino, Tesifone e il più piccolo Costantino, una strana eredità. Ai primi due affida per testamento gli oggetti che usava per fare il pane, al terzo soltanto una gatta che però si rivela fatata e dotata di poteri che permetteranno al suo padrone di “acquistare un potente regno”.
L’impalcatura della storia come ben si può vedere è quella che noi conosciamo, sviluppata poi da Perrault. Le sorprese però non sono finite qui: circa un secolo più tardi, in epoca barocca, possiamo trovare la massima espressione della tradizione orale e popolare della fiaba codificata in un racconto. Infatti il canovaccio della novella ricompare nella fiaba dal titolo “Cagliuso” all’interno de “Lo cunto de li cunti overo lo trattenemiento de peccerille" noto anche come “Pentamerone”, il capolavoro del letterato napoletano Giovan Battista Basile[8] pubblicato dopo la sua morte tra il 1634 ed il 1636.
Anche se si tratta della seconda versione conosciuta della fiaba, i meriti e le novità sono molte. Innanzitutto Basile scrive in lingua napoletana[9] e ciò rende i suoi racconti veramente popolari e comprensibili a tutti. Il secondo elemento di novità è dato dal contenuto dell’opera che, pur essendo pensato per il divertimento delle corti, già dal titolo fa un chiaro riferimento alle fiabe ed ai bambini. Non da ultimo, risulta originale la compresenza di motivi ricorrenti della tradizione letteraria con innovazioni sorprendenti, come quello relativo alla definizione dei personaggi femminili e del loro ruolo.
Nella versione di Basile si narra di un vecchio napoletano molto povero che, morendo, lascia ai suoi due figli una eredità particolare: al primogenito, Oraziello, va un setaccio per lavorare, al secondogenito, Pippo, soprannominato Cagliuso, lascia una gatta parlante. Sarà proprio lei che, anche se inizialmente non apprezzata, permetterà a Cagliuso di uscire dalla miseria e addirittura di sposare la figlia del re, di comprare delle terre in Lombardia e di diventare barone. La trama è sovrapponibile a quella presentata da Straparola, con dettagli differenti, ad esempio quello del numero di figli.
Ma oltre a questa versione de “Il gatto con gli stivali”, il merito di Basile fu quello di proporre nella sua opera altre fiabe che poi divennero patrimonio europeo, come Raperonzolo, Cenerentola, Pollicino ed altre ancora. Gli stessi fratelli Grimm lodarono il Pentamerone come la prima raccolta nazionale di fiabe conosciuta e gli apprezzamenti si diffusero velocemente in tutto il continente.
Basile fu insomma il primo che utilizzò la fiaba come forma di espressione popolare e diede lustro al genere. Il gatto con gli stivali è uno dei migliori esempi di questa tradizione, che ha dunque origini tutte italiane. Un primato importante che va conosciuto e rivendicato con orgoglio: all’eccellenza nella poesia, nella narrativa, nel teatro, nella musica, nell’arte possiamo aggiungere anche quella nel meraviglioso mondo della fiaba.
"In passato mi hanno dato molti nomi: Diablo gatto, Gatanova, Chubacabras, amante picante e veleno rosso ma per tutti sono…" |
NOTE
- Charles Perrault (Parigi, 12 gennaio 1628 – Parigi, 16 maggio 1703) è stato uno scrittore francese, membro dell'Académie française dal 1671.
- Jacob Ludwig Karl Grimm (Hanau, 4 gennaio 1785 – Berlino, 20 settembre 1863) e Wilhelm Karl Grimm (Hanau, 24 febbraio 1786 – Berlino, 16 dicembre 1859), meglio noti come fratelli Grimm, sono conosciuti per aver raccolto e rielaborato le fiabe della tradizione popolare tedesca.
- Walter Elias Disney, detto Walt (Chicago, 5 dicembre 1901 – Burbank, 15 dicembre 1966), è stato un animatore, imprenditore, produttore cinematografico, regista e doppiatore statunitense.
- Tra i film principali basati su “Il gatto con gli stivali” ricordiamo, oltre al già citato cortometraggio di Walt Disney del 1922, “Il gatto con gli stivali” film d'animazione del 1969 diretto da Kimio Yabuki, “Il gatto con gli stivali” un film del 1988 diretto da Eugene Marner e “Il gatto con gli stivali”, film d'animazione del 2011 diretto da Chris Miller, primo film di una saga dedicata al personaggio del Gatto con gli Stivali prima degli eventi di Shrek (2001).
- Novelliere, nato a Caravaggio nell'ultimo ventennio del Quattrocento, condusse vita che ci è rimasta completamente oscura, e che dovette a ogni modo essere assai lunga, se era ancora vivo nel 1557.
- Il Decameron o Decamerone è una raccolta di cento novelle scritte da Giovanni Boccaccio nel XIV secolo, probabilmente tra il 1349 (anno successivo all'epidemia di peste nera in Europa) e il 1351/1353. È la capostipite della letteratura in prosa in volgare italiano.
- Giovanni Battista Biagio Basile, meglio conosciuto come Giovan Battista Basile, firmatosi anche con lo pseudonimo anagrammatico di Gian Alesio Abbattutis (Napoli, 3 febbraio 1583 – Giugliano in Campania, 23 febbraio 1632) è stato un letterato e scrittore italiano.
- La lingua napoletana è una lingua romanza — appartenente al gruppo italo-dalmata — attestata fin dal Medioevo nell'Italia meridionale.