Eh si, stiamo usando tutti i canali, propri ed impropri per esprimere le nostre opinioni, ovvero il nostro sconcerto rispetto agli eventi che negli ultimi anni ci hanno “assalito”.
Ci rendiamo conto, almeno qualcuno di noi ne è consapevole, che anche l’espressione più equilibrata per commentare un evento od una persona, contiene un giudizio. Ci sono, però, dati oggettivi e dati soggettivi e già qui la differenza diventa sottile, perché ultimatamente, più che in passato, siamo in grado di negare anche l’evidenza, accusando anche chi solo ha portato all’attenzione, con spirito di cronaca, un accaduto. La lista degli esempi sarebbe lunga e si arricchisce quotidianamente di nuovi eventi, splendide opportunità per chiunque abbia la profonda ed ancestrale necessità di schierarsi senza approfondire.
Cosa succede quindi? Che i contenitori di informazione, più o meno social, si sono trasformati in ring, se siamo fortunati in campi da calcio e se siamo ancora più fortunati, in tornei di tennis, ma pur sempre in “schieramenti” di essere umani (nel senso di facenti parte della razza umana anche se non sempre senzienti) nei quali il “giudizio” personale supera la forza dell’evidenza.
Questo meccanismo, naturale nell’uomo sin da quando ha abbandonato le caverne, era stato domato grazie alla cultura, che non è sinonimo di una, due lauree ed un master, ma cultura come capacità di ascolto, di osservazione e di apprendimento a cui si sommava l’esercizio del buon senso che persino il diritto privato riconosce, in alcune specifiche circostanze, come quello del “buon padre di famiglia”.
Non ci siamo resi conto che il percorso verso la distruzione di queste forme di autocontrollo e di analisi “oggettiva” degli eventi diventava sempre più veloce ed oggi incontrollata ed incontrollabile.
Con quali conseguenze? Una per tutte l’assimilazione della realtà filtrata attraverso le opinioni di terzi che esprimono idee nelle quali ci si riconosce. Ecco che la squadra prende corpo, così come quella avversaria. Peccato che entrambe abbiano già dimenticato la “fotografia” e stiano discutendo del “disegno” costruito grazie allo stimolo “creativo” generatosi dall’immagine originale.
Mala tempora currunt sed peiora parantur. Corrono tempi bui, ma se ne preparano di peggiori.
Quanti di noi sono consapevoli che le nostre decisioni, i sondaggi politici, la fiducia dei consumatori e mille altri “KPI”, lontani da misurazioni scientifiche ed univoche, non scaturiscono dall’osservazione della “fotografia”, ma bensì dal disegno che qualcuno ci ha invitato a guardare, assimilare e, purtroppo, fare nostro?
Non è impossibile farlo. Non è impossibile prendere delle decisioni autonome e “provare” a deviare il corso degli eventi.
“Mala tempora current sed meliora parantur”.
“Corrono tempi bui, ma se ne preparano di migliori”?
Chissà, forse si, ma solo se creeremo “una comunità alternativa”.
Quanti siamo? Contiamoci!