Go down

Non ci rimane che sperare, investire sulla speranza. Anche perché oggi, nella realtà fatta di policrisi e incertezze esistenziali sul futuro, nessuno sa immaginare un finale, una soluzione alle crisi che viviamo, una conclusione.


Se tengo gli occhi aperti e guardo attraverso la finestra del mio studio, a Milano vedo il bosco invernale del mio terrazzo frequentato da merli, tordi, passeri, cince e codirossi, picchi rossi e pettirossi, in montagna, vicino al camino, le montagne innevate di fronte a casa mia e la miriade di uccellini che sopravvive all’inverno grazie alle numerose mangiatoie che ho appeso alle betulle del giardino esterno.

Se chiudo gli occhi e mi immagino di guardare attraverso una finestra vedo il grande nulla dei tempi infelici, socialmente disuguali e ingiusti, tristi, egoisti e alluvionati di cattiveria che viviamo. L’infelicità è diffusa e colpisce anche coloro che si impegnano in corsi e pratiche felicitarie seguendo gli innumerevoli guru e maghi impegnati a diffondere il verbo felicitario della mindfulness e della psicologia positiva.

Dentro “fattorie di animali” e caverne, in acquari mondo chiamati piattaforme, siamo tutti intrappolati, in primo luogo dall’informazione in cui siamo volontariamente e passivamente annegati, lo siamo nel linguaggio che abitiamo e nelle narrazioni fasulle che questo linguaggio usano. Ci sentiamo costantemente coinvolti, interagiamo compulsivamente, perseguiamo il confronto continuo, ma abbiamo perso la capacità di parlarci, di dialogare, di incontrarci, di tornare a far prevalere il linguaggio del corpo, del volto e dello sguardo. Ci accontentiamo delle bugie e dei tranelli a cui siamo costantemente esposti per gli innumerevoli messaggi marketing e promozionali che riceviamo sulle nostre protesi umane denominate smartphone.

Su tutto domina ormai l’inconscio tecnologico di Galimberti, il richiamo al così fan tutti, alla frequentazione di camere dell’eco dove ci si sente bene facendo quello che fanno e ci dicono di fare gli altri. Ci si dimentica così del proprio vissuto, non si comprende l’importanza delle proprie esperienze, si fa fatica a declinare e ad esprimere sentimenti ed emozioni, finendo così per isolarsi sempre di più soffrendo di solitudine.

A prevalere sono le passioni tristi ma soprattutto gli imbecilli, gli arrabbiati, i gelosi, i superficiali, i bugiardi, i furbi (quelli di oggi metterebbero in crisi persino Giuseppe Prezzolini), i cattivi, i violenti e similia. L’amarezza e la disperazione che colgono molti fanno pensare alla fuga dall’Italia, ma il problema è che fuori da essa non è che le cose siano migliori (l’Australia potrebbe essere una buon destinazione). Bisognerebbe scappare su Marte ma bisognerà attendere a lungo visto che le famose EM-starship esplodono prima di arrivare nello spazio.

"All'uomo è stata data la speranza per vincere la vergogna dell'atto" - E.M.Cioran

E allora non rimane che sperare, investire sulla speranza. Anche perché oggi nessuno sa immaginare un finale, una soluzione alle crisi che viviamo, una conclusione.

Al nulla che avanza la pratica a cui io possa pensare oggi come utile è quella filosofica, della filosofia pratica (arte di strada). Una pratica vitale che si faccia individualmente e collettivamente, con l’obiettivo primario di tornare a respirare e a farlo regolarmente. Non ci sono percorsi preconfigurati, non ci sono mete o direzioni definite, ci si mette in viaggio con un approccio militante, pro-attivo, problematizzando e trasgredendo, esercitando il pensiero (critico), elaborando concetti e riflessioni, ponendosi continue domande, andando alla ricerca di senso insieme ad altri (una filosofia del Noi), cercando con perseveranza di superare l’impotenza e la paura oggi tanto diffusa.

La pratica filosofica non può che essere esistenziale, farsi a partire da una nuova esperienza di libertà e di consapevolezza, in modo da affrontare i temi del nostro vivere quotidiano nell’era tecnologica che ci è toccato di vivere. Temi come l’angoscia (leggiamo Kierkegaard e Sartre), della sofferenza (leggiamo Hanna Arendt), della paura (leggiamo Lars Svendsen ma anche Epicuro), della solitudine (leggiamo Nietzsche), della precarietà del vivere.

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Carlo Mazzucchelli

Carlo Mazzucchelli / ⛵⛵ Leggo, scrivo, viaggio, dialogo e mi ritengo fortunato nel poterlo fare – STULTIFERANAVIS Co-fondatore

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