Cinema e tecnologia, una lunga storia in comune
La storia del cinema – intendo qui la storia della produzione cinematografica – è indissolubilmente legata a quella della tecnologia; l'evoluzione della seconda segna e continuerà a segnare l'evoluzione della prima, perché è ovvio che più gli "effetti speciali" migliorano nella tecnicità, più la produzione di immagini cinematografiche acquista in potenza e potenzialità creative.
Questo legame tra tecnologia e cinema è antico. Per convincersene basta assistere alla proiezione del primo cortometraggio mai prodotto (il famoso ingresso della locomotiva alla stazione di La Ciotat, prodotto dai fratelli Lumière nel 1896). Nonostante la semplicità del lavoro – posizione fissa della telecamera, nessun suono, ecc. – è noto che le prime proiezioni ebbero un effetto piuttosto particolare sugli spettatori, con scene di panico causate dal timore che la locomotiva potesse davvero prendere il sopravvento sugli spettatori sul palco. Nel video di questa proiezione, facilmente accessibile su internet, si vedono chiaramente le reazioni spaventate di questi primi malcapitati spettatori.
Produttori e registi hanno subito capito le potenzialità degli effetti speciali in termini di capacità di attrarre e affascinare; dai fratelli Lumière a Georges Lucas e ancora oggi, gli effetti speciali sono una parte essenziale della produzione cinematografica, e i progressi in questo campo non possono essere trascurati. Al punto che, tempora mutantur, è difficile oggi guardare senza sorridere un film di vent'anni fa i cui eetti speciali ci avevano impressionato, perché questi stessi eetti risultano oggi poveri ai nostri gusti attuali. Come prendere sul serio oggi le astronavi di Star Wars capitolo 4 (1977) o 5, (1980) o le immagini di Terminator 1 (1984)? E come possiamo confrontarle con gli episodi successivi - in termini di eetti speciali ovviamente? E non parliamo nemmeno degli schermi dei computer della prima serie di Star Trek!
Che l'IA sia con te!
Chi ritiene che l'IA sia in definitiva una tecnologia - o per meglio dire che la logica dell'evoluzione dell'IA sia la stessa di qualsiasi altra tecnologia - potrebbe immaginare che sarà a livello di effetti speciali che l'arrivo dell'IA nella produzione di corto e lungo-metraggi sia per lo più suscettibile di analisi o aspettative.
Ma l'Intelligenza Artificiale è molto più di una semplice tecnologia, e nel caso del suo rapporto con il cinema è facile capirlo. In effetti, il cambiamento fondamentale non è nel risultato, ma nel modo di produzione artistica in senso stretto.
Nel cinema tradizionale, in ogni momento, il regista può agire solo attraverso altri "attori" (è proprio il caso di dirlo), che si tratti appunto degli attori, degli inquadratori, dei tecnici del suono o della luca, del direttore della fotografia, dello sceneggiatore, della post-produzione... Basta attendere i titoli di coda di un film per leggere l'elenco completo di tutti coloro che hanno contribuito alla produzione di un film. Insomma, il regista produce il suo film solo grazie a una lunga
lista di intermediari che deve gestire, coordinare e far lavorare insieme per mesi. La sua creatività è necessariamente mediata, tra lui e la sua creazione c'è un gran numero di attori (sic!) da cui dipende per raggiungere il risultato finale.
Da questo punto di vista, l'utilizzo di software di Computer Grafica (dal robot liquido di Terminator 2 a Toy Story, il primo lungometraggio prodotto interamente al computer) non cambia sostanzialmente la situazione. Il regista lavora su disegni e sketch prodotti da altri, elabora i dialoghi (così il suo contributo al prodotto finale, per così dire, si specializza invece che concentrarsi), rimane certo il giudice finale di un prodotto che però esce dalle mani degli informatici responsabili della produzione.
Tutto cambia con l'IA
Tutto questo cambia radicalmente quando la produzione di un film avviene con l'AI, cosa oggi possibile per i cortometraggi ma che nulla se non la potenza di calcolo ancora insufficiente non permette di immaginare anche per un intero film. In questo caso, il regista recupera in pieno il suo ruolo creativo, si trova da solo davanti al computer a cui dà dei suggerimenti che l'IA poi riproduce in video. Questa tecnica text-to-video è quindi una produzione immediata, senza alcuna mediazione tra le indicazioni verbali espresse da una persona e il risultato prodotto dalla macchina.
È questo rapporto immediato, diretto, non mediato tra ciò che esce dalla testa del regista e ciò che ne risulta che è completamente nuovo; questo è ciò che non permette di concepire che
l'IA nel cinema sia semplicemente un passo in più verso effetti speciali ancora più speciali; questa è un'ulteriore prova che l'IA "non è una tecnologia".
Dal lato umano, la creatività si esprime direttamente, a parole, in un legame diretto – puramente "mentale" si potrebbe dire - con la produzione. Si tratta di una creatività allo stato puro, in un certo senso, di natura molto diversa rispetto al cinema tradizionale, anche se non si tratta aatto di stabilire una superiorità dell'una sull'altra.
Rimaneva da valutare esattamente il ruolo della macchina in questo processo creativo.
Mi sembra che questo possa essere definito abbastanza esattamente come un ruolo di co- creazione. Le competenze informatiche del regista non hanno alcuna relazione con la qualità del risultato, ma soprattutto la produzione della macchina è assolutamente incontrollabile anche con il reverse-engineering; crea in modo "libero" perché decide quali sequenze produrre dai suggerimenti dell'umano che ha di fronte.
È troppo presto per prevedere quali risultati a lungo termine produrrà questa autentica co- creazione; o di poter parlare di una nuova industria cinematografica diversa da quella che conosciamo dai tempi dei fratelli Lumière, di una "ottava arte". Quel che è certo è che un grande cambiamento si avvicina e che per i professionisti del settore la comprensione dell’IA in tutti i suoi aspetti operativi, economici e tecnologici diventa ormai fondamentale.