Go down

La necessità di parlare della guerra con i più piccoli ai nostri giorni scaturisce dal fatto che è inevitabile che essi vengano a conoscenza di questi fatti dalla televisione, da internet, dai discorsi fuori e in casa, per questo motivo è indispensabile munirli della giusta chiave di lettura che sia principalmente compassionevole e umanitaria.


Il drammatico scoppio della guerra in Ucraina, che, in qualche modo, ha coinvolto tutta l’Europa, mette noi adulti, genitori ed educatori, in serie difficoltà sui tempi e sui modi con cui affrontare il delicatissimo e complicato argomento con i bambini e le bambine ed è naturale che ci si ponga il problema del se e come farlo. È inevitabile che attraverso la televisione o dai discorsi degli adulti ormai essi sentono parlare di guerra e ciò può provocare in loro ansia, paura e preoccupazione ed è quindi indispensabile intervenire adeguatamente tenendo conto della loro età, aiutandoli ad esprimere le proprie emozioni e ad affrontare le paure che possono venir fuori da una simile situazione.

Per fare questo è fondamentale, prima di tutto, ascoltare i nostri bambini e le nostre bambine, metterli nelle condizioni di parlare fra loro e con noi per capire ciò che recepiscono e magari intervenire con la lettura di testi all’uopo o la visione di un cartone o di un film adatti alla loro età che, pur parlando di guerra e di dolore, trasmettano una morale positiva e di speranza.

È naturale che si tenda sempre a proteggere i più piccini dalle cattiverie e dalle ingiustizie, ma non lo si può fare certamente facendoli crescere nella convinzione che queste non esistano, al contrario bisogna prepararli a conoscerle per affrontarle e sconfiggerle, solo in questo modo possiamo contestualmente veicolare messaggi e valori di pace, fratellanza, uguaglianza, solidarietà e giustizia. Però non dimentichiamo di dire ai nostri bambini e alle nostre bambine che esiste pure il bene e che nel mondo ce n’è tanto, parliamo loro di tutta quelle persone, che operano in associazioni e organizzazioni umanitarie, impegnate a dare il loro contributo per aiutare chi si trova in difficoltà. Possiamo e dobbiamo parlare, dunque, ai nostri bambini e alle nostre bambine della guerra, ma il nostro messaggio verrà recepito nel modo giusto solo se porterà con sé pensieri e parole di pace e di speranza e non soltanto di guerra e distruzione perché è vero che la guerra, la cattiveria e l’odio esistono, ma è pur vero che esiste la speranza, l’amore e la rinascita.

La necessità di parlare della guerra con i più piccoli ai nostri giorni scaturisce dal fatto che è inevitabile che essi vengano a conoscenza di questi fatti dalla televisione, da internet, dai discorsi fuori e in casa, per questo motivo è indispensabile munirli della giusta chiave di lettura che sia principalmente compassionevole e umanitaria.

Certo, mi rendo conto, spiegare la guerra a bambini e bambine che, come i nostri, sono cresciuti in un ambiente pacifico dove la guerra è stata fino ad oggi solo un ricordo lontano di qualche bisnonno ancora in vita, non è affatto semplice, ma adesso, lo ripeto, è indispensabile.

Parlare di guerra, della sofferenza e del dolore che provoca anche a bambini e a bambine come loro, serve per alimentare la loro partecipazione emotiva, per trasmettere, quindi l’empatia, perché non può esserci pace in assenza di amore ed empatia verso il prossimo.

Noi insegnanti ed educatori, oggi più che mai, abbiamo una grande responsabilità e un difficile compito da affrontare, è vero, ma è pur vero che questo triste momento può trasformarsi in opportunità per far diventare i nostri alunni e le nostre alunne, adulti rispettosi e benevoli che non sceglieranno mai la violenza per sopraffare il prossimo.


DIRITTO E ROVESCIO©


di Germana Bruno
(Ispirata a una fiaba di Gino e Cecilia Strada)

C’era un pianeta, chiamato Terra,
che per sventura rimava con guerra,
forse fu questo a segnare i destini
dei suoi bei posti, di gente e bambini.

Troppe parole, in questo mondo,
erano usate in un modo strambo,
una fra tante, chiamata diritto,
aveva il senso, ahimè, capovolto.

C’erano spesso bambini malati
che non venivano neanche curati
e poi non c’era nemmeno una scuola
in qualche parte distrutta e da sola.

Una parola, più bella tra tutte,
a volte recava con sé cose brutte
e per portare la “pace” nel mondo,
si stravolgeva il suo senso profondo.

Tutto a rovescio, niente era diritto,
in questo mondo svoltato ed afflitto,
una parola soltanto, la “guerra”,
aveva il suo senso lì sulla Terra.

Era davvero giunto il momento
che ad ogni parola fosse reso il suo senso
e poi per quanto riguarda la “guerra”,
farla sparire da sopra la Terra.

Pubblicato il 07 aprile 2025

Germana Bruno

Germana Bruno / Poetessa e scrittrice

germanabr1@gmail.com