Una stanza piena di gente
Non c’è alcun dubbio che Daniel Keyes, l’autore del libro Una stanza piena di gente, sia stato alquanto coraggioso, ambizioso e geniale allo stesso tempo nell’affrontare un argomento tanto complesso e discusso come quello del bipolarismo e del disturbo multiplo della personalità. Anche perché nel caso del protagonista, William Stanley Milligan, conosciuto come Billy, parliamo dell’esistenza di ben 24 personalità distinte, ognuna delle quali con le proprie caratteristiche, abitudini, attitudini, valori. Identità multiple all’interno di un’unica personalità che pensano e interagiscono nella mente e nel corpo di Billy e nel mondo circostante. Si tratta di una storia vera americana da cui è stato tratto anche un film, intitolato Split, del regista M. Night Shyamalan e come attore protagonista James Andrew McAvoy, nei panni di Billy Milligan (nel film Kevin Krumb). A mio avviso il libro esprime più del film la profondità, il fascino e la complessità di Billy Milligan.
Nell’ottobre del 1977 Billy viene arrestato dalla polizia di Columbus perché accusato del reato di stupro e rapina nei confronti di tre studentesse dell’Ohio State University. Nonostante l’esistenza di prove schiaccianti a suo carico, Billy riuscirà ad evitare la prigione perché gli verrà riconosciuta l’infermità mentale per la comprovata presenza di un grave disturbo dissociativo della personalità.
Sottoposto a perizia psichiatrica, gli viene diagnosticata una "schizofrenia acuta": «Sente delle voci; gli dicono di fare delle cose e quando non obbedisce gridano e lo insultano. Milligan dice di credere che queste voci siano di persone venute dall'inferno per tormentarlo. Parla anche di persone buone che periodicamente si impossessano del suo corpo per combattere quelle cattive».
Nel corso delle varie terapie svolte nei diversi ospedali del paese, Billy Milligan farà emergere una serie di personalità differenti tra cui Tommy, Allen, Adelana, Regen, David, Denny, Arthur, Kevin, Philip, e quella del Maestro, che rappresenta la somma di tutte e 24 le identità messe insieme, la loro fusione. Il Maestro, o il Billy Millagan fuso/ integrato, è l’unico in grado di mettere ordine nella storia. Grazie alla sua collaborazione è stato possibile descrivere e raccontare le tappe fondamentali della vita di Billy, i momenti salienti in cui sono iniziate a comparire le varie personalità, le violenze e gli abusi subiti da parte del padrino durante la sua adolescenza. Il Maestro è colui che possiede i ricordi di ciascuna delle personalità, riesce ad agevolare la regressione con la quale i dottori cercano di comprendere le origini e le cause dello sviluppo delle diverse personalità di Billy, così come facilita il tentativo di una fusione parziale delle personalità per fare in modo che tutte loro collaborino durante il processo. Lo scopo è fare emergere il vero Billy, quello non fuso, non integrato. La testimonianza del Maestro ha reso possibile la stesura di questo libro.
Split, il film
Nel film di Shyamalan, Split, c’è una sequenza narrativa più composta ed equilibrata nella descrizione e nella presentazione delle 24 personalità di Billy Milligan, qui nelle vesti di Kevin Krumb (molto valida l’interpretazione del versalitissimo James Andrew McAvoy, l’attore protagonista). La trama è unilaterale e decisamente meno contorta e le personalità emergenti di Kevin sono in linea di massima sempre le stesse.
Quella del bambino sempre spaventato Edwig, dello stilista Barry (l’ identità più equlibrata), l’inquietante Patricia, quella di Dennis, compulsivo e violento, che organizzerà il rapimento di tre studentesse. Tutte le identità appaiono nel corso del film canalizzate verso l’emergere inevitabile della personalità più pericolosa detta la “bestia”, la personalità Killer che compierà una serie di efferrati omicidi. Nel libro Una stanza piena di gente le personalità hanno una struttura identitaria decisamente più sfumata e complessa da decifrare, meno schematica e definita, ed i cambi di personalità di Billy (transfert) lasciano maggior spazio all’immaginazione ed all’interpretazione della specificità dei tratti caratteriali e dei modelli comportamentali delle personalità stesse. In Split la vita e le avventure “multiple” di Billy Milligan e delle sue personalità principali cedono il passo ad un aspetto predominante, quello dei traumi subiti e delle manifestazioni di violenza che le contraddistinguono. Costante nel film la presenza della figura della psicologa Karen Fletche, (interpretata dall’attrice Betty Buckey) che in terapia dialoga a turno con Barry o Kevin per cercare di tenere a freno l’identità problematica di Dennis e soprattutto la fuoriuscita della “bestia” che sarà responsabile anche della sua stessa uccisione. In Split si assiste in sostanza ad una riduzione delle complessità situazionali e identitarie dei personaggi nella loro dimensione irrazionale e introspettiva. Una dimensione che conduce verso un finale di film comunque degno di un brillantissimo thriller. L’aspetto riflessivo e “dispersivo” della storia è però forse meno intenso particolarmente nella suggestione cognitiva ed emotiva che invece coinvolge a pieno il lettore del libro, Una stanza piena di gente
Le diverse personalità
Nello scorrere delle pagine del libro e man mano che ci vengono presentate le diverse personalità di Billy, la cosa stupefacente, oltre al fatto che le stesse siano di nazionalità differenti, parlino lingue differenti, siano donne e uomini, adulti e bambini, “buone o malvage”, è notare come quasi tutte si sforzino di garantire la loro sopravvivenza e quella di Billy Milligan, come un'unica entità collettiva che possiede un unico scopo comune. Ciò vale in modo particolare per le identità principali. Tra queste, il pragmatico e razionale Arthur, di origini inglesi, che guida e decide l’emergere o meno delle personalità di Billy («se dormono in stanza o se escono sul posto»). Arthur è in sostanza colui che ha il controllo momentaneo della coscienza.
Poi abbiamo il filocomunista Regen, iuguslavo, molto forte fisicamente, esperto di armi e di karate, si occupa della loro protezione, specie dei più piccoli come David, l’empatico che assorbe il dolore e la sofferenza di tutte le altre personalità e della piccola Cristine. Poi ancora c’è Allen, il manipolatore, detto l’artista del raggiro, che si cura delle conversazioni e delle negoziazioni strategiche con la gente esterna. Quando a turno le identità di Billy vengono fuori “sul posto” e prendono il controllo della coscienza mentre le altre dormono “in stanza”, può accadere che le stesse possano interagire tra loro creando una sorta di tensione, di conflitto interiore. La cosa più complicata da gestire sono però i vuoti, ossia i momenti di transfert, di passaggio, nei quali vengono fuori le diverse personalità e dove può accadere che una di loro non ricordi quello che è stato fatto dall’altra solo pochi istanti prima. Allora succede che mentre Billy è allo specchio a farsi la barba, poco dopo si ritrova a bordo di un aereo senza neppure saperne il motivo.
Per questa ragione diventa fondamentale la guida orientativa da parte delle identità più esperte ed affidabili come quella di Arthur nella gestione dei passaggi di identità “sul posto” e quella di Regen nelle situazioni di pericolo fisico.
L’altra questione delicata riguarda le personalità così dette “indesiderabili”, il vero problema, come Kevin e Philip. Spietati, violenti, questi ultimi commettono reati di vario genere, furti, rapine, ecc. Loro sono stati banditi da Arthur ad uscire sul posto, ma il meccanismo cognitivo del transfert non è sempre a comando e quindi a volte vengono fuori in maniera autonoma senza il permesso di Arthur, né di nessun’altra personalità e senza che nessuna di loro possa accorgersene. Non a caso si nasconde proprio tra gli indesiderabili, il responsabile dei gravi crimini di cui è accusato Billy Milligan.
Ma dove è finito in tutto questo il Billy Milligan originario, quello non integrato, non fuso?
Ma dove è finito in tutto questo il Billy Milligan originario, quello non integrato, non fuso? Per molto tempo Billy è stato fuori dal posto, confinato in stanza a dormire e le sue personalità hanno preso del tutto il sopravvento su di lui, dichiarando di averlo fatto per il suo bene, per proteggerlo. Billy è pericoloso perché traumatizzato, spaventato, frustrato, non è in grado di badare a sé e quindi mette a rischio la sopravvivenza di tutti gli altri. «Gli stiamo insegnando, e lui ci sta consumando. Quando William avrà imparato tutto quello che dobbiamo insegnargli, noi scompariremo».
Ogni personalità ha dunque il proprio ruolo, la propria funzione familiare, la propria rappresentazione sociale, la propria soggettività, la propria storicità, la propria dimensione valoriale, le proprie passioni, la propria imprevedibilità, la propria “personalità”. Nel caso di Milligan, come se non fosse già abbastanza complicato, si suppone infatti anche la compresenza di “personalità dentro le personalità”. Tutto questo accade sempre nella testa di Billy, è il maestro che ce lo descrive nei suoi racconti.
Il tentativo di fusione appare dunque fondamentale, in quanto Billy “l’originale” è l’unico ad avere la
co-coscienza (cosapevolezza totale), l’unico in grado di collaborare per acquisire credibilità agli occhi dei giudici, dei dottori e nell’immaginario collettivo. Bisogna che i media, la stampa conoscano la vera storia di Billy Milligan, quella raccontata dallo scrittore in questo libro, per fare in modo che Billy eviti la prigione e venga aiutato e curato nelle strutture giuste e dai medici giusti. La speranza è quella di avere una seconda possibilità di vita per non finire nel luogo dove c’è solo il vuoto, il luogo nel quale tutte le personalità non possono né dormire e né stare sul posto, il luogo della spersonalizzazione e della disumanizzazione catatonica dell’essere. David ( l’empatico) lo chiama “il luogo dove si muore” (riferendosi alle strutture psichiatriche a regime duro). Sta di fatto comunque che i tentativi di fusione sono sempre fragili e temporanei, le personalità non scompaiono mai, possono amplificarsi in modo caotico o attenuarsi di intensità, a seconda dei momenti. Billy forse ha sempre bisogno di loro e loro di rimando ci sono sempre.
A volte è scoraggiato, sconfortato, crede di non potercela fare e manifesta la volontà di arrendersi.
In una lettera indirizzata all’autore di questo libro, Kevin (uno degli alter ego di Billy) scrive: «Chiudendo la porta sul mondo reale, noi potremo vivere in pace nel nostro». Billy non sembra poter fare a meno delle sue identità, di Regen, di Arthur, di Allen e degli altri, ma nello stesso tempo vuole recuperare la sua dimensione, il suo alter ego più intimo, la sua individualità.
Identità multipla: Follia o strategia?
Nel caso di Billy Milligan non si parla di bipolarismo, ma di un’identità multipla che contempla l’esistenza di 24 personalità ed anche di personalità dentro le personalità. Sembra che alcuni tracciati medici di pazienti presi a campione abbiamo rilevato l’esistenza di encefalogrammi diversi in un unico paziente confermando l’esistenza dell’identità multipla come patologia mentale chiara e indiscutibile. Gli alter ego dei soggetti con personalità multiple presentavano caratteristiche diverse sia gli uni dagli altri, sia verso la personalità centrale. Il test diagnostico eseguito su Billy non sembra lasciare spazio a troppi dubbi sull’esistenza in lui di tale patologia.
Senza addentrarci troppo nel campo medico, l’emergere e lo sviluppo della personalità multipla potrebbe in generale dipendere da diversi fattori. Ad esempio, dai traumi subiti nel corso di una socializzazione primaria distorta, o da un disagio esistenziale dovuto ad esperienze problematiche di vita, oppure da un’interiorizzazione anomala di norme e modelli comportamentali. Ciò non esclude che la configurazione delle diverse personalità possa essere avvenuta a seguito di un apprendimento sociale identitario, anche strategico. Ciò avvalorerebbe lo scetticismo di quella corrente di pensiero che sostiene in sostanza che i criminali come Billy Milligan alla fine la fanno sempre franca semplicemente perché si fingono pazzi. Se dunque la personalità multipla dipendesse da un gioco di ruoli identitario strutturato grazie alla sviluppo di un potenziale straordinario da parte di chi lo mette in atto? Si tratterebbe certo di un potenziale eccelso, unito ad una capacità straordinaria di apprendimento fuori dal comune. Billy sarebbe allora un attore sociale, un mercante morale, un negoziatore della verità, un artista del raggiro proprio come Allen, una delle sue 24 personalità, e sarebbe anche un vero outsider del crimine. Parliamo della rappresentazione sociale e teatrale perfetta costruita ad hoc per raggirare forze dell’ordine, medici, magistrati e opinione pubblica.
Non ci è dato sapere come sia andata veramente nel caso di Billy Milligan, ma leggendo la sua storia forse è lecito azzardare che nell’uomo non c’è un’unicità dell’essere e che in lui esistono tante parti e tanti ruoli più o meno autentici, più o meno costruiti. Billy Milligan è forse l’espressione massima della rappresentazione delle molteplici parti dell’essere che pensano e agiscono “materializzandosi” in modo frammentato, estemporaneo, liquido. Ciò avendo comunque consapevolezza dell’attendibilità medica e scientifica della patologia vera e propria. Una stanza piena di gente di Daniel Keyes è un libro originale ed avvincente che fa pensare e solleva tanti interrogativi sul famoso caso di Billy Milligan, sull’identità multipla e sull’interpretazione che ne viene fatta nei diversi campi di studio.