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Macchina. Computazione. Intelligenza. Tre parole chiave attorno alle quali troppo poco si riflette. Parole che leggiamo così spesso, sembrano non dirci nulla. Torniamo a porvi attenzione. Per questo è utile tornare al titolo dell'articolo di Turing "Computing Machinery and Intelligence". Titolo nascosto ai lettori italiani dietro parole fuorvianti.


Computing Machinery and Intelligence: l’articolo di Alan Turing apparso nell’ottobre 1950 sulla rivista Mind. Turing afferma in apertura: “I propose to consider the question: ‘Can machines think?’". La definizione intelligenza artificiale viene coniata cinque anni dopo. Ma l’intero campo di ricerca discende da qui. Dove già nel titolo si propongono le parole chiave: macchina, computazione, intelligenza.

L’articolo, citatissimo, non è in realtà stato letto e studiato abbastanza. Conosco molti computer scientist e filosofi che lo ignorano. Per lo più l’articolo è noto attraverso riassunti e letture di seconda mano, che presentano interpretazioni scolastiche e semplificate di ciò che scrive Turing. L’impressione lasciata da queste sintesi, anche contenute in testi considerati autorevoli, appiattisce il senso, tanto da renderne inutile la lettura. 

Leggete l’articolo da soli. Se l’avete già letto, rileggetelo. E' chiarissimo, e che ci parla più incisivamente delle prefazioni e dei commenti che lo accompagnano- illumina le stanche e ripetitive discussioni presenti. Non lasciatevi fuorviare dagli 'esperti' che vogliono darvi ad intendere che senza la loro mediazione non potrete comprendere: si capisce tutto molto bene.

Arriverete così a ragionare con la vostra testa sull’affermazione che si trova verso la fine: “We may hope that machines will eventually compete with men in all purely intellectual fields”. Potrete allora chiedervi: condivido questa speranza? Mi riconosco in questo progetto? In cosa il mio pensiero si differenzia da quello di Turing e dei suoi più o meno consapevoli seguaci? 

L’articolo, è reperibile con estrema facilità sulla Rete in lingua originale, e in italiano, gratis. Ma ben venga una nuova edizione. Ne è uscita di recente una presso Einaudi, a cura di Diego Marconi.

La traduzione di Marconi è nuova. Ma il titolo - Macchine calcolatrici e intelligenza- resta lo stesso che appariva nella prima traduzione italiana dell'articolo, nell'antologia La filosofia degli automi, a cura di Vittorio Somenzi, Boringhieri, 1965. Il titolo resta uguale nella successiva edizione della raccolta: La Filosofia degli automi. Origini dell’intelligenza artificiale, a cura di Vittorio Somenzi e di Roberto Cordeschi, Boringhieri, 1986, ristampata con prefazione di Damiano Cantone, Mimesis, 2022. 

Macchine calcolatrici e intelligenza. E' un titolo non sbagliato: sbagliatissimo. Era un titolo sbagliato nel 1965, nel 1986, nel 2022, e a maggior motivo lo è oggi.

La dizione macchine calcolatrici evoca macchine ben più semplici del calcolatore elettronico. Ma anche l'espressione calcolatore elettronico, che pure Marconi usa nella postfazione dell'edizione Einaudi, è datata e fuorviante.  Principalmente per un motivo: si nasconde la differenza, tra calcolo e computazione

Computing Machinery and Intelligence, 1950, articolo della maturità, infatti, non si può intendere se non tenendo presente l'articolo d'esordio - On Computabile Numbers, 1936 - dove Turing espone una volta per tutte il cuore del suo pensiero.

Turing ammette che l'assoluta calcolabilità - la descrizione del mondo logico-formale, esatta e priva di equivoci - è inattingibile. La sua risposta a questa impossibilità sta nel definire un universo più ristretto, dove i problemi che la calcolabilità impone sono assenti per definizione. "The computable numbers may be described briefly as the real numbers whose expressions as a decimal are calculable by finite means". Calcolabili con mezzi finiti. Poche righe sotto Turing spiega meglio: "a number is computable if its decimal can be written down by a machine". Quali sono i numeri computabili? Sono i numeri che la macchina è in grado di elaborare

Da dove prende Turing, nel 1936, la parola computer? Dalla figura umana del computer, computista: essere umano il cui lavoro consiste nell'"eseguire quello che è scritto in un Book of Rules".

Nel 1950 riprende il discorso: "L'idea alla base dei computer può essere spiegata dicendo che queste macchine sono destinate a svolgere qualsiasi operazione che potrebbe essere eseguita da un computer umano. Si suppone che il computer umano segua regole fisse; non ha la facoltà di discostarsene in alcun dettaglio. Si può supporre che queste regole siano fornite in un libro, che viene modificato ogni volta che viene assegnato a un nuovo lavoro". 

Risulta così evidente il paradosso della Computer Science: tramite una macchina che funziona eseguendo quello che c'è scritto in un Libro delle Regole -tramite un programma, un algoritmo- si cerca di riprodurre l'intelligenza umana -che consiste, in fondo, nell'andare oltre ogni Libro delle Regole. 

A questo proposito, è importante discutere e confrontarsi. Ma ogni confronto sarà impossibile se tramite un titolo sbagliato, o chissà volutamente fuorviante, si nega l'argomento del contendere. 

Siccome è opportuno, quando si può, trasformare la mera critica in proposta, invito chi legga in italiano l'articolo di Turing a immaginarlo intitolato Macchine computanti e intelligenza. O Macchinismi computanti e intelligenza. O Macchine computazionali e intelligenza. O Macchinismi computazionali e intelligenza. O, tout court Computer e intelligenza.

In ogni caso tenetevi lontani, nel leggere, dall'aura vetusta e lontana da noi evocata da Macchine calcolatrici e intelligenza


 

Pubblicato il 04 marzo 2025

Francesco Varanini

Francesco Varanini / ⛵⛵ Scrittore, consulente, formatore, ricercatore - co-fondatore di STULTIFERA NAVIS

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