Go down

Il mito della caverna di Platone viene ripreso e rivisitato da sempre. La parte del mito che a me ha sempre intrigato di più è il prigioniero che viene liberato in modo che possa vedere l’uscita della caverna.


Libero dalle catene e in piedi rimane abbagliato dalla luce all’ingresso e vede forme di oggetti meno reali di quelli a cui era abituato, uscito all’esterno rischia di rimanere accecato dalla luce del sole, pian piano però comincia a sostenere la luce e a guardare come reali gli oggetti. A questo punto avrebbe voglia di rientrare nella caverna e svelare agli ex compagni di prigionia che “c’è un mondo reale là fuori”. Decide però di non farlo, consapevole di non poter riuscire a convincerli di ciò che ha avuto la fortuna di vedere, anche perché nel farlo mostrerebbe a tutti la sua cecità momentanea, determinata dalla sua esposizione esterna alla luce. Chi potrebbe rischiare di diventare cieco solo per sperimentare una liberazione (libertà) solo raccontata?

L’uscita dalla caverna e lo shock che ne è derivato sono oggi applicabili a molti dei fatti che caratterizzano la realtà dei nostri tempi di crisi. Una realtà che era nota da tempo a molti ma che veniva rimossa per codardia, ignoranza, servilismo, complicità e molto altro.

Il discorso vale per le élite così come per le moltitudini, intrappolate da tempo dentro piattaforme acquario nelle quali le pareti trasparenti servono solo ai pesci, che ci stanno dentro complici come sono della loro stessa prigionia, per essere visti (dagli algoritmi) ma non per vedere. Lo stesso discorso vale per élite nazionali ed europee che oggi fingono di stupirsi di fronte all’uomo Trump che, uscito anche lui dalla caverna, al suo rientro non tace ma decide di sfidare tutti raccontando a modo suo la realtà che ha visto, descrivendola come verità. E quello che ha visto lui gli altri non lo avevano forse visto? È forse mancato loro il coraggio per riconoscerne i regimi di verità che si sono nel tempo affermati?

E qual è la realtà vista? La risposta è semplice: la fine di un’era, l’accelerazione delle policrisi in atto da tempo, la crisi delle nostre democrazie che mette a rischio valori, diritti e libertà individuali, il ruolo della tecnologia (delle Big Tech entrate da sempre in politica) e i suoi effetti in tutto questo, ma soprattutto nel ridefinire il potere e la potenza (controllo, sorveglianza, soppressione di ogni forma di protesta e di alternativa) da esso esercitata, la “disfatta” dell’Occidente e del suo colonialismo, il diffondersi delle guerre e il fatto che siamo già tutti in guerra.

Pur di non vedere sono molti oggi quelli che preferiscono rientrare di corsa nella caverna, si accucciano con le catene alle caviglie per avere la scusa di non poter riprovare a uscire, al calduccio del fuoco che si alimenta alle loro spalle, coltivando la folle certezza che qualcuno si prenderà cura di loro e dei loro bisogni primari. Tutti riparati e intenti a guardare il grande schermo allestito sul fondo della caverna sono inconsapevoli che quando mai dovessero uscire si troverebbero forse intruppati in qualche esercito preparato per la guerra. Un esercito al quale siamo già stati inconsciamente preparati e arruolati, come robot o umanoidi che hanno introiettato cognitivamente e psichicamente le IA predisposte per loro.

Come diceva Mark Fisher a tutto questo non c’è alternativa. O forse c’è! Basterebbe infatti cambiare passo, ritornare a “vedere”, non limitarsi alle informazioni ma provare a capire, comprendere e conoscere, uscire dalla gabbia della binarietà, prendersi tempo per riflettere, acquisire consapevolezza e poi fare delle scelte. Quali? Sembra difficile indicarne alcune, tanto siamo tutti dentro una realtà che non ci piace ma che non riusciamo a scegliere di abbandonare, tanto siamo sempre incatenati dai dubbi e dalle innumerevoli manipolazioni informative a cui siamo sottoposti.

Chi prova oggi a stare al passo, andando oltre la notizia e la semplice informazione, chi cerca di studiare, approfondire, conoscere non può evitare di farsi sommergere dai dubbi. La verità non si sa più dove sia, la non-verità è diffusa ovunque, l'infezione da social è diventata pandemia, gli strumenti utilizzati non sono mai neutrali (uno smartphone serve per comunicare, teleofnare, ricevere e mandare messaggi ma anche per far saltare per aria persone, terroriste o semplici cittadini che siano).

Ciò che deriva da tutto questo è una enerale stanchezza, mentale e psicologica in primo luogo, a cui si può far fronte solo se ci si è da tempo corazzati, in primo luogo culturalmente, poi psicologicamente e anche politicamente. La fatica è necessaria per testimoniare il vissuto, l'esperienza del reale, la realtà dei fatti. Se non lo si fa la realtà è destinata a scomparire.

Dentro e fuori dalla caverna.


Pubblicato il 15 aprile 2025

Carlo Mazzucchelli

Carlo Mazzucchelli / ⛵⛵ Leggo, scrivo, viaggio, dialogo e mi ritengo fortunato nel poterlo fare – Co-fondatore di STULTIFERANAVIS

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