Go down

Diceva Simone Weil che il solo fatto di esistere e di pensare è già una ragione di speranza. Senza futuro e nella convinzione che il meglio appartenga al passato, il futuro ci appare senza orientamento e aspettative, pieno di crisi e di emergenze, ormai diventate la regola. Stiamo tutti insieme rinserrati su un treno delle Nord, sempre in ritardo ma che pure avanza. Proprio per questo non vediamo il treno, di conseguenza non ne elaboriamo alcuna consapevolezza, critica, voglia di (re)azione.


Dentro il treno così come dentro una Tesla ci muoviamo come se non avessimo più bisogno di alcun futuro, come se non valesse più la pena di agire per poterne costruire uno, come se avessimo perso la speranza. D’altra parte, come si fa a nutrire speranza quando un presente percepito come invivibile non fa che fare percepire futuri oscuri, densi di pessimismo e di pericoli. A nutrire speranza sono sempre meno, fortunatamente ci sono le donne che, più degli uomini, sono allenate e pronte a guardare avanti.

Difficile fare una diagnosi precisa di quanto sta avvenendo. Molti sarebbero gli spunti di riflessione da cui partire. Ne cito uno: in un’epoca nella quale l’umano sembra avere superato, grazie alla tecnologia, i propri limiti e si sente potente e dai desideri illimitati, si è persa la (auto)consapevolezza dei propri limiti e la capacità di percepire quanto siano serie e dense di incertezze e pericoli le sfide che ci si presentano, in una successione infinita che ricorda quelle dei numeri naturali di Fibonacci.

Con conoscenze sempre più scarse, con limitata conoscenza, quasi nulla consapevolezza e forse nessuna responsabilità, ci affidiamo al caso, alla fortuna, al tempo. Abbiamo persino rinunciato a immaginare il cambiamento (anche simbolico e culturale) che avverrà, ci limitiamo a…sperare.

Questo tipo di speranza passivo, parassitario, rassegnato e forse disperato è però senza futuro!

Che senso potrebbe avere un futuro che appare già invecchiato e nemmeno desiderabile? Che senso ha un futuro senza immaginazione, senza utopie? Che senso ha un futuro nel quale non ci sono più alternative (“There is no alternative”). Che senso ha un futuro come quello descritto dalle innumerevoli narrazioni retoriche e conformiste che stanno ormai mostrando la corda, semplicemente evaporando (meglio Instagram o Tik Tok)? Che senso può avere un futuro qualora nascesse dalle tante “allucinazioni” presenti? Sarebbe un futuro senza divenire?

Il futuro, se mai fossimo capaci ancora di costruirne uno, alla fine ci deluderà sempre, sarà sempre diverso dalle aspettative che vi avevamo riposto, ma questo non ci impedisce di continuare a provare ad anticiparlo e a costruirlo.

Si può sempre coltivare la convinzione che solo la speranza (e l’azione) ci potrà salvare.

I pessimisti invece possono sempre consolarsi o giustificarsi con il famoso aforisma di Kafka: “C’è sempre spazio per la speranza, ma non per noi” .


StultiferaBiblio

Pubblicato il 13 aprile 2025

Carlo Mazzucchelli

Carlo Mazzucchelli / ⛵⛵ Leggo, scrivo, viaggio, dialogo e mi ritengo fortunato nel poterlo fare – Co-fondatore di STULTIFERANAVIS

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