L’essere umano, nel corso della sua storia, ha sempre cercato di dare un senso alla propria esistenza attraverso la narrazione, la razionalità e il confronto con la verità. Ma cosa accade quando questi strumenti vengono svuotati del loro significato o trasformati in meri meccanismi di controllo? Viviamo in un’epoca che Heidegger avrebbe definito di Gestell, dove l’essere umano è ridotto a risorsa tecnologica e il suo rapporto con il mondo è mediato dall’informazione. Come possiamo orientarci in questa complessità e recuperare una prospettiva umanistica? Attraverso le riflessioni proposte da Byung-Chul Han (Infocrazia e la crisi della narrazione) e Steven Pinker (Razionalità), cercheremo di esplorare le implicazioni filosofiche di questi mutamenti.
Byung-Chul Han, in Infocrazia: Le nostre vite manipolate dalla rete, denuncia la trasformazione dell’essere umano in una miniera di dati, un’entità sorvegliata e manipolata. Apparentemente liberi, siamo immersi in un regime informativo che erode la capacità di agire, riflettere e costruire verità condivisa.
L’epoca dell’infocrazia richiama la “verità debole” di Lyotard, dove non esistono più metanarrazioni capaci di orientare l’individuo. La verità diventa frammentata, fluida, un oggetto di consumo.
Richiamando Arendt, l’agire pubblico si svuota di significato; la sfera dell’azione è ridotta a un ciclo di clic, like e condivisioni.
In un mondo dove l’informazione è infinita ma la verità è relativa, è ancora possibile pensare a una libertà autentica?
In Razionalità: Una bussola per orientarsi nel mondo, Steven Pinker si confronta con un’altra emergenza: la perdita del pensiero razionale, sostituito da bias cognitivi, teorie complottiste e fake news. Pinker propone una razionalità pragmatica, basata sul pensiero critico e sugli strumenti della scienza.
La razionalità di Pinker può essere vista come erede dell’illuminismo, ma solleva interrogativi sul rapporto tra ragione strumentale (Adorno e Horkheimer) e ragione critica. È sufficiente la razionalità tecnica per affrontare le sfide morali del nostro tempo.
Kant definiva la razionalità come il fondamento dell’etica universale. Come si concilia questa visione con la frammentazione culturale dell’era contemporanea?
La razionalità può essere una bussola universale in un mondo sempre più pluralistico, o rischia di ridursi a un insieme di tecnicismi?
In La crisi della narrazione, Han esplora il declino della narrazione come tessuto connettivo delle comunità. La narrazione, una volta capace di offrire coesione e significato, è stata trasformata in merce consumistica, frammentata e priva di profondità.
Ricoeur descriveva il “tempo narrativo” come essenziale per dare senso all’esperienza umana. Senza narrazioni condivise, l’essere umano perde la sua capacità di proiettarsi nel futuro.
Con Baudrillard possiamo analizzare come la narrazione sia stata svuotata di senso, trasformata in storytelling commerciale che frammenta il tempo e isola gli individui in un eterno presente.
Se vivere è narrare, come afferma Han, quali storie possiamo ancora raccontare per dare senso alla nostra esistenza?
Queste opere non sono in contraddizione, ma si completano a vicenda. La razionalità e la narrazione, pur partendo da approcci diversi, possono essere strumenti sinergici per affrontare il disorientamento del nostro tempo.
Ricoeur sosteneva che la narrazione costruisce senso, mentre la razionalità fornisce gli strumenti per analizzarlo. Questo equilibrio è cruciale per evitare tanto il nichilismo quanto il tecnicismo.
Richiamando Levinas, possiamo vedere la narrazione come un atto di responsabilità verso l’altro, e la razionalità come un mezzo per tradurre questa responsabilità in azione.
Il futuro richiede un ripensamento delle nostre pratiche di narrazione e razionalità, per integrare il sapere tecnico con il sapere umanistico.
L’infocrazia, la crisi della narrazione e la frammentazione della razionalità non sono solo sfide tecnologiche, ma questioni profondamente filosofiche. Come possiamo recuperare una visione unitaria dell’esistenza?
Forse la risposta sta nel tornare a essere animal narrans (l’uomo come ‘animale narrante’, secondo il paradigma narrativo di Walter Fisher) e animal rationale (l’uomo come ‘animale razionale’, secondo la definizione aristotelica), capaci di intrecciare storie e ragionamenti per costruire un mondo più giusto e significativo.
Bibliografia
• Byung-Chul Han, Infocrazia: Le nostre vite manipolate dalla rete, Einaudi, 2023.
• Byung-Chul Han, La crisi della narrazione: Informazione, politica e vita quotidiana, Einaudi, 2024.
• Steven Pinker, Razionalità: Una bussola per orientarsi nel mondo, Mondadori, 2021.
• Jean-François Lyotard, La condizione postmoderna, Feltrinelli, 1979.
• Paul Ricoeur, Tempo e racconto, Jaca Book, 1986.
• Martin Heidegger, La questione della tecnica, Adelphi, 1954.
• Theodor W. Adorno e Max Horkheimer, Dialettica dell’illuminismo, Einaudi, 1947.
• Emmanuel Levinas, Totalità e infinito, Jaca Book, 1961.
• Hannah Arendt, Vita activa. La condizione umana, Bompiani, 1958.
• Jean Baudrillard, Lo scambio simbolico e la morte, Feltrinelli, 1976.