Nel 1984, Apple lanciava il Macintosh con uno spot che concludeva con una promessa audace: "E capirete perché il 1984 non sarà come '1984'." Per la mia generazione, e soprattutto per chi come me è nato proprio in quell'anno, quelle parole erano più di una strategia di marketing e comunicazione: erano una dichiarazione di intenti. Credevamo che la tecnologia ci avrebbe liberati, che l'innovazione sarebbe stata la chiave per un futuro di maggiore libertà e giustizia.
Eppure, eccoci qui, nel 2025, di fronte a un inquietante cortocircuito storico.
Noi europei siamo forse l'ultimo baluardo di democrazia, giustizia e libertà?
Domani Donald Trump tornerà alla Casa Bianca per il suo secondo mandato, sostenuto proprio da quei giganti della Silicon Valley che un tempo si presentavano come ribelli e visionari. Elon Musk, Jeff Bezos, Mark Zuckerberg e Sam Altman — solo alcuni nomi, fra gli altri, che avrebbero dovuto rappresentare un progresso guidato dalla ragione — oggi si piegano al potere, alimentando e legittimando una narrativa che sembra riportarci indietro nel tempo. Che cosa significa tutto questo per noi, per l'Europa?
L'immagine che mi torna in mente è quella dell'"Ultimo Uomo in Europa" evocata da Orwell in '1984'. Noi europei siamo forse l'ultimo baluardo di democrazia, giustizia e libertà? Siamo noi l'ultima voce capace di resistere alle derive illiberali, alle pressioni di un capitalismo oligarchico da un lato e di un socialismo capitalistico dall'altro?
Gli Stati Uniti, un tempo paladini della democrazia liberale, oggi sembrano sempre più un'alleanza di interessi economici e politici, in cui si mescolano retoriche nazionaliste. Le dichiarazioni di Trump su Panama, Canada e Groenlandia suonano come echi di un passato che credevamo superato. Allo stesso tempo il blocco dei BRICS, capitanati da Cina e Russia, si rafforza, accogliendo sempre più paesi che vedono in questo fronte un'alternativa all'ordine occidentale.
Quale ruolo deve giocare l'Europa? Siamo condannati a essere un vaso di coccio tra due vasi di ferro, o possiamo ancora tracciare una via autonoma, radicata nei valori dell'Umanesimo, del Rinascimento, dell'Illuminismo e della Rivoluzione Francese che ci hanno visti nascere? Abbiamo ancora il coraggio di affermare che democrazia, libertà e giustizia non sono valori negoziabili, ma fondamenti imprescindibili?
Forse il tempo delle scelte è ora. Non possiamo permetterci di restare spettatori di un nuovo ordine mondiale che si costruisce senza di noi. Serve un risveglio, una nuova consapevolezza collettiva. E serve una visione, una leadership capace di immaginare un futuro che non sia solo un compromesso tra due modelli dominanti, ma una sintesi di progresso, diritti e responsabilità.
La storia ci ha già mostrato cosa accade quando ci si arrende alla narrazione dominante. Oggi più che mai, abbiamo il dovere di rispondere. Con lucidità, con coraggio, con quella tensione ideale che ha reso l'Europa culla della civiltà moderna. L'alternativa è diventare un ventre sempre più molle, e sempre più irrilevante.