Questa idea di sostituire la parola "vici" con "legi", mi ha aperto ad alcune riflessioni decisamente interessanti sul significato profondo della conquista e della crescita personale. Mentre il "vici" di Cesare rappresentava il trionfo attraverso la forza, il "legi" ci parla invece di una vittoria molto più sottile e duratura: quella della comprensione.
Quando entriamo in una biblioteca, o semplicemente quando apriamo un libro, stiamo compiendo un atto di umiltà e allo stesso tempo di coraggio. Ci avviciniamo al sapere, non per dominarlo, ma per lasciarcene trasformare. È un processo quasi alchemico: "veniamo, osserviamo, leggiamo" e in questo percorso qualcosa dentro di noi cambia irrimediabilmente.
La lettura è forse una delle poche attività umane in cui la conquista non implica una sconfitta altrui. Anzi, più persone leggono e comprendono, più il sapere si moltiplica e si arricchisce. È una vittoria che genera altre vittorie, un trionfo che non lascia vittime ma solo altri vincitori.
C'è qualcosa di profondamente democratico in questo processo. Mentre il "vici" di Cesare era riservato a pochi condottieri, il "legi" è alla portata di chiunque abbia la volontà di avvicinarsi alla conoscenza. Non servono eserciti o risorse immense: bastano curiosità, pazienza e la voglia di mettersi in gioco.
C'è una progressione meravigliosa nel trittico "veni, vidi, legi". Prima il movimento fisico, poi l'osservazione, infine l'assorbimento profondo. È come se, ogni volta che leggiamo, ripercorressimo in miniatura il cammino dell'umanità: dal nomadismo alla contemplazione, dalla superficialità alla profondità.
La vera magia sta nel fatto che questo processo non ha mai fine. Ogni libro letto apre nuove domande, ogni comprensione raggiunta svela nuovi misteri da esplorare. È un "vici" che non si esaurisce mai, una conquista che si rinnova, pagina dopo pagina, pensiero dopo pensiero.
In fondo, forse, la più grande vittoria sta proprio in questo: nel comprendere che non c'è traguardo finale, che la vera conquista è nel viaggio stesso, nell'eterna danza tra il venire, il vedere e il leggere. Una danza che ci rende più umani, più profondi, più connessi con noi stessi e soprattutto con gli altri.
Veni, vidi, legi.
C'è una progressione meravigliosa nel trittico "veni, vidi, legi". Prima il movimento fisico, poi l'osservazione, infine l'assorbimento profondo. È come se, ogni volta che leggiamo, ripercorressimo in miniatura il cammino dell'umanità: dal nomadismo alla contemplazione, dalla superficialità alla profondità.
StultiferaBiblio
- Maryanne Wolf, Proust e il calamaro. Storia e scienza del cervello che legge Via e Pensiero, 2012,
Pubblicato il 31 gennaio 2025